<<Toni cromatici melanconici e delicati, ricchi d’ombra, privi di lucentezza nei colori brillanti, che trionfano nel chiaroscuro; se non ci fosse stato, soltanto per questo motivo [Il Cenacolo] avrebbe dovuto essere inventato.>> Henri Stendhal, 1817.
Certamente l’opera-simbolo del periodo milanese di Leonardo «Il Cenacolo», commissionata da Ludovico Sforza e realizzata fra il 1495 e il 1497 nel refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie. Tra le sue opere nessuna ha ricevuto lodi tanto immediate ed entusiastiche da parte dei contemporanei: <<E tanto la pictura immita la natura quanto cosa dir se possa.>> (Luca Pacioli, De divina proportione, 1509).
Il Cenacolo: dettagli
Testamento figurativo della personalità dell’artista, «Il Cenacolo»rappresenta un’eccezione sotto molti punti di vista. «Il Cenacolo» è uno dei pochissimi dipinti di questo tipo eseguiti in Lombardia tra il 1430 e il 1499 che si trovi in un refettorio, e che rappresenti in modo inequivocabile il momento dell’annuncio: “In verità vi dico, uno di voi mi tradirà”, ovvero la reazione ad esso. Gesù, al centro della tavola, ha appena finito di pronunciare queste parole e i discepoli stentano a trattenere le emozioni: all’estrema sinistra, Bartolomeo si alza adirato dalla sedia, accanto a lui Giacomo minore e Andrea levano stupefatti le braccia in alto. Anche Pietro si alza dal suo seggio e si volge con volto rabbioso verso il centro del quadro. Davanti a lui si vede il traditore Giuda, che si ritrae dallo spavento e con la mano destra afferra la borsa con il compenso per il suo tradimento. Per la prima volta nella rappresentazione postmedievale dell’Ultima Cena Giuda non è seduto davanti, bensì dietro il tavolo accanto a Giovanni, la cui reazione è piuttosto contenuta (non conosce ancora il traditore) e, con le mani giunte, guarda avanti a sé in atteggiamento quasi di contemplazione.
Leonardo, al contrario degli artisti suoi immediati contemporanei, dinamizza l’evento sia mediante la divisione dei dodici discepoli in quattro gruppi di figure diversamente atteggiati, sia mediante la resa accuratamente calcolata dei gesti e della mimica di ciascun personaggio. Tutto converge nella figura immobile del Cristo che si staglia nella luce della finestra aperta alle sue spalle diventando il fulcro dell’intera rappresentazione. Durante l’ultimo restauro inoltre, sono state ritrovate le tracce di un foro all’altezza della testa del Salvatore che sarebbe servito come “punto di fuga” per il disegno prospettico che tende a prolungare l’ambiente reale in quello figurato.
Testimonianza dello spirito innovativo di Leonardo è anche, e paradossalmente, il pessimo stato di conservazione dell’opera. L’artista infatti, al contrario dei contemporanei, non utilizza la più diffusa tecnica del “buon fresco” (stesura del colore sull’intonaco ancora fresco) ma sperimenta una nuova tecnica dipingendo a tempera forte su due strati di gesso (è stata individuata anche la presenza di miscele di vernice e acquaragia, colla di pesce e resina). Verso la fine del ‘500 lo storico Paolo Morigia lo disse ormai <<in gran parte perduto>>. Dopo il primo tentativo di restauro del 1720, nel 1770 viene ripulita con olio l’intera parete. Nel 1796 Napoleone Bonaparte ordina che il refettorio non venga adibito ad alcun uso militare, ma nel corso degli anni il locale serve da quartiere generale e da stalla, e nel 1801 viene invaso dall’acqua. L’<<Ode per la morte di un capolavoro>> scritta da Gabriele d’Annunzio nel 1901, è d’impulso per i restauri del 1908 e del 1924. Scampata alle distruzioni della seconda guerra mondiale subisce una radicale pulitura nel 1953 e nel 1969 subisce interventi di salvaguardia e controllo del microclima d’ambiente, prima di un lungo restauro durato più di vent’anni (dal 1977 al 1999).
Visitare Il Cenacolo
Per motivi legati alle precarie condizioni dell’opera «Il Cenacolo», l’accesso al refettorio è consentito solo a gruppi di 25 persone per volta (ogni 15 minuti) e soltanto pochi giorni alla settimana. La prenotazione è obbligatoria qui. All’opera «Il Cenacolo» si accede da piazza S. Maria delle Grazie, raggiungibile con i Tram 16-18, fermata corso Magenta-Santa Maria delle Grazie, o con la metro MM1 fermata Conciliazione.
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